In Senato insieme alla campagna “Il mio nome è Rom”

Dopo la grande partecipazione per la serata “Roma suona Rom” (potrete vedere alcune immagini sui nostri contatti social a breve) siamo lieti di “replicare” e di invitarvi, con lo stesso spirito, a un evento istituzionale: giovedì 11 dicembre alle ore 10 nella sala Zuccari del Senato, si terrà l’incontro organizzato dalla campagna “Il mio nome è Rom” e Associazione 21 Luglio in collaborazione con la Commissione Diritti Umani del Senato.

Dal sito www.romaidentity.org:

  • Creare occasioni di conoscenza e condivisione tra la cittadinanza e la comunità Rom, per favorire il rispetto della diversità, la lotta ai pregiudizi e la promozione dei diritti umani: è l’obiettivo degli eventi organizzati dalla campagna “Romaidentity – Il mio nome è Rom” e dall’Associazione 21 luglio – con il supporto finanziario della Commissione Europea e col contributo di Open Society Foundations e della rivista Confronti – in occasione della Giornata Universale dei Diritti dell’uomo che si celebra il 10 dicembre.In seguito a “Roma suona Rom”, spettacolo musicale a ingresso libero al Teatro Argentina, giovedì 11 dicembre alle ore 10, alla sala Zuccari del Senato, si terrà invece il convegno “Il popolo Rom: dall’emarginazione all’integrazione possibile”, organizzato in collaborazione con la Commissione Diritti umani del Senato, in cui verranno illustrati i risultati della ricerca realizzata dalla campagna Romaidentity in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma su Rom e inclusione. Sarà inoltre presentato il rapporto dell’Associazione 21 Luglio “La tela di Penelope”, che fa luce sullo stato di attuazione della Strategia Nazionale di Inclusione di Rom, Sinti e Camminanti in Italia. Interverranno: Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani del Senato; Franca Biondelli, sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali;Paola Spadari, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, Beatriz Carrillo de los Reyes, Associazione delle donne Rom universitarie dell’Andalusia (Spagna). Testimonianze sulle sfide incontrate oggi dai giovani Rom nell’accesso ai diritti all’istruzione e al lavoro, saranno portate da giovani Rom che hanno frequentato le attività di formazione dell’Associazione 21 Luglio e della campagna “Romaidentity – Il mio nome è Rom”.Senato della Repubblica
    Sala Zuccari, Palazzo Giustiniani
    Via della Dogana Vecchia 29 – Roma
    Si ricorda che per accedere al Senato è obbligatorio l’accredito.
    Per informazioni e accrediti dirittiumani@senato.it – tel. 06.6706.5299
    Per gli uomini sono obbligatorie giacca e cravatta.
    I giornalisti devono accreditarsi presso l’ufficio stampa del Senato
    Fax: 06.6706.2947 e-mail: accrediti.stampa@senato.it

Con il supporto finanziario del programma “Fundamental Rights and Citizenship” dell’Unione Europea e col contributo di Open Society Foundations e della rivista Confronti

Roma suona Rom

Roma suona Rom

Per la giornata dei diritti umani la campagna “Il mio nome è Rom” e Associazione 21 Luglio vi invitano a:

ROMA SUONA ROM
8 dicembre ore 21 – Teatro Argentina,
Largo di Torre Argentina 52 INGRESSO LIBERO (Fino a esaurimento dei posti disponibili)

Juan Amaya “El Pelòn” danzatore di Flamenco – Spagna

Juan Amaya, ballerino di Flamenco, vive a Sevilla. Appartiene a una delle famiglie più conosciute nel panorama del Flamenco, “Los Amaya”, di cui fa parte la cantante Remedios Amaya e il chitarrista Diego Amaya. Con il suo spettacolo ha partecipato a vari festival internazionali di Flamenco.



Mahala Rai Banda, gruppo di musica tradizionale – Romania


Mahala Rai Banda e’ una band gitana basata a Bucharest in Romania. E’ formata dal violinista e compositore Aurel Ionita, originario di una famiglia “lautari”, Rom musicisti per tradizione, originari del villaggio rumeno di Clejani. La band suona una vasta varietà di stili e generi. Violini e fisarmoniche si combinano con una vasta sezione di ottoni con una grande abilità, in grado di trasformare ogni concerto in una festa irresistibile. La loro musica si situa tra la tradizione popolare e la sonorità orientata alla disco, chiamata “Balkan Beats”.


Alexian Group e Orchestra Europea per la Pace, viaggio musicale nella cultura Rom


Il concerto etno-classico dell’Alexian Group e Orchestra Europea per la Pace è un viaggio artistico-culturale in cui vengono rievocate attraverso i suoni, le parole e i colori, le radici profonde del popolo Rom. Nelle musiche proposte si rintracciano gli echi del passato: sono quelle che i Rom suonano nell’ambito familiare, per comunicare e per restare uniti.

Parteciperà Ascanio Celestini con l’interpretazione di suoi racconti

Creare occasioni di conoscenza e condivisione tra la cittadinanza e la comunità Rom, per favorire il rispetto della diversità, la lotta ai pregiudizi e la promozione dei diritti umani: per questo la campagna “Romaidentity – Il mio nome è Rom”, in collaborazione con l’Associazione 21 luglio ha organizzato Roma Suona Rom, spettacolo che vedrà la partecipazione di artisti Rom di rilevanza internazionale, in occasione della Giornata Universale dei Diritti dell’Uomo, che si celebra il 10 dicembre.

Con il patrocinio dell’assessorato alle Politiche culturali del Comune di Roma e ed è stato cofinanziato dalla Commissione Europea e da Open Society Foundations.

L’evento “Roma suona Rom” su FB: https://www.facebook.com/events/305909179601791/

Ufficio Stampa

Ludovica Jona – Campagna “Il mio nome è Rom” – l.jona [at] ongrc.org – 338 8786870
Danilo Giannese – Associazione 21 Luglio – stampa [at] 21luglio.org – 388 4867611

Con il supporto finanziario del programma “Fundamental Rights and Citizenship” dell’Unione Europea e col contributo di Open Society Foundations e della rivista Confronti.

Info:
www.romaidentity.org,
www.21luglio.org

Roma suona Rom

Romaidentity radio!

Roma suona Rom

In occasione dell’evento “Roma suona Rom” e del convegno al Senato della Repubblica alcune interviste riguardanti la campagna Romaidentity – Il mio nome è Rom.

Romaidentity @ Radio Città Futura 

Radio Città Futura intervista Nazzareno Guarnieri Presidente dell’Associazione Rom Sinti@Politica e Ludovica Jona per la campagna europea Romaidentity.

 

Romaidentity – WDR Funkhaus Europa – 1 – 2 [German]

L’intervista di Elisabetta Gaddoni ad Alexian Santino Spinelli per la trasmissione radiofonica in lingua tedesca sull’emittente pubblica WDR Funkhaus Europa

Romaidentity @ Radio Roma Capitale 

Radio Roma Capitale intervista Ludovica Jona per la campagna europea Romaidentity. e Carlo Stasolla per l’Associazione 21 Luglio.

“Chi segue il filo trova il gomitolo”

redattore socialeRiprendiamo e condividiamo il link a tre articoli dell’agenzia stampa Redattore Sociale… che, seguendone il “filo”, ci illustrano e descrivono una strana “matassa”, tra storie di successo e contraddizioni contemporanee.

 

Sartoria Zajedno, dove rom e rifugiate cuciono e esportano libri in braille

La bottega-laboratorio di sartoria nata nel cuore di San Lorenzo a Roma per creare opportunità lavorative a ragazze romanì si è specializzata nella produzione di libri di stoffa per non vedenti. E ha commesse da Finlandia, Germania e Francia.

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Maddalena, borseggiatrice e cucitrice di borse: spero di non essere perdonata

La storia di una giovane rom arrestata per furto: ha iniziato un corso di cucito alla sartoria Zajedno di Roma in base alla prescrizione del giudice minorile. Ora aspetta la sentenza sperando nella messa alla prova: “Solo con una piccola pena, la formazione potrà proseguire”.

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Ragazze rom arrestate: il recupero costa pochissimo, ma nessuno lo paga

Basterebbero 5.000 euro per far proseguire a 5 minorenni i corsi di formazione sartoriale che spesso hanno successo, ma che non possono essere finanziati al termine delle misure cautelari. “E così tornano a delinquere”. Il ministero fa appello alle case di moda: nessuna risposta.

(Vai all’articolo completo)

Jelem Jelem // Gelem Gelem

“Jelem jelem” o “Gelem gelem” in italiano, la memoria dell’Olocausto e il sogno di vivere in pace.

L’inno del popolo Rom, in un video di Steed Gamero, Roberto Malini, Dario Picciau e Fabio Patronelli. Scritta da Roberto Malini, la prima versione in italiano di “Gelem Gelem” è eseguita con il pathos della voce e della musica di Alexian Santino Spinelli. Un poema-video ha fatto da preludio al concerto “Romano drom”, a Strasburgo e Bruxelles, nelle sedi del Consiglio d’Europa e del Parlamento europeo.

Alexian Santino Spinelli, professore universitario e uno dei più grandi musicisti e interpreti Rom, recita la versione italiana con il suo gruppo, composto dallo stesso Alexian (fisarmonica e canto) e da Angelo di Menno di Bucchianico (percussioni, araya), Luciano Pannese (contrabbasso), Andrea Castelfranato (chitarra, Buzuki, harp guitar).

Le immagini “impressioniste” del video di Gamero/Malini/Picciau/Patronelli – girato con il videofonino e dedicato a Ciprian Danila, biondo adolescente Rom romeno morto a Sesto San Giovanni il 23 settembre 2008, vittima di un rogo accidentale, ma soprattutto dell’emarginazione in cui era costretto a vivere – rappresentano un momento tragico del lungo cammino del popolo Rom in Europa: il passaggio nello “zigeunerlager” di Auschwitz-Birkenau e negli altri luoghi di persecuzione e morte del Samudaripen (o Porrajmos), l’Olocausto dei Rom. “Oggi ad Auschwitz ci sono alberi, piante ed erba,” commentano gli autori, “come appare nelle immagini soffuse del video, realizzato con la microcamera di un videofonino”.

L’inno definisce i Rom come un popolo «sempre felice» e sembra proprio una contraddizione, se si considerano gli innumerevoli episodi di persecuzione, la schiavitù, i genocidi e la segregazione che patiscono da secoli, fino al grande sterminio voluto dagli aguzzini di Hitler — definiti nel canto come il «Nero Esercito» — che assassinarono oltre mezzo milione di Rom e Sinti. Eppure questo popolo che conserva con devozione la memoria dei suoi morti, è sempre alla ricerca della gioia, che nella sua antica cultura è lo spirito stesso del vivere.

Maggiori info su: www.romaidentity.org

Fonte: canale Youtube di Steed Gamero

Piero Terracina: “Vi racconto la vita e la fine dei Rom di Auschwitz”

romaidentityPiero Terracina ha un sorriso giocoso e contagioso. Che stride col tatuaggio che ha sul braccio, numero che lo identificava nel 1944 quando fu rinchiuso con la famiglia nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Lo incontriamo nella sua luminosa casa Romana sulla via Portuense, perché è uno dei testimoni dell’olocausto dei 2300 Rom che si consumò il 2 maggio 1944. A fargli compagnia ci sono i nipoti: “Ecco, spengo il telefonino e sono pronto, solo che alle 18 vorremmo vedere la partita..” Promettiamo di finire prima della partita, a questo irresistibile signore 85enne”.

 
Poi, inizia il racconto di ciò che gli accadde a quindici anni. Lo avrà riportato centinaia di volte, penso, a scuole, commemorazioni, manifestazioni. Eppure si commuove ancora, quando parla della famiglia, che perse in quegli anni: “Le SS tedesche e i fascisti arrivarono a casa nostra il 19 maggio 1944, la sera. Fummo portati al carcere di Regina Cieli e poi chiusi in un carro bestiame in 65 persone. Per sette giorni e sette notti viaggiammo così chiusi, quando il carro fu aperto, dopo due giorni, era pieno della nostra lordura, non si respirava e la sete dava alla testa”. Dopo una settimana, l’arrivo ad Auschwitz-Birkenau: “Si moriva di fame, per le sevizie, per le percosse, per le malattie. In quei giorni arrivavano nuovi carichi di persone dall’Ungheria. Per questo Si susseguivano le selezioni. La notte arrivavano le SS urlando. Dovevamo scendere da giacigli nudi, cercando di mostrando il vigore che andavamo perdendo. In teoria solo i deboli erano mandati a morire e quei vuoti creati venivano riempiti da nuovi arrivati. Non ci si doveva pensare. A 15 anni non volevo morire”.
 

Ci spiega come era organizzato il campo e racconta del settore a parte dove vivevano i Rom, apparentemente in una condizione privilegiata: “Posso raccontare dei Rom, la più traumatica delle esperienze dolorose che ho avuto lì. Il campo era diviso per settori separati da fili spinati in cui passava l’alta tensione. Il settore A era la quarantena, il B ospitava i cecoslovacchi che vivevano in famiglie complete (sembrava dovevano essere scambiati con prigionieri tedeschi, ma poi non se ne fece più niente e furono uccisi tutti). Nel campo C c’erano le donne, nel campo D gli uomini. Tra i settori C e D c’era la lagherstrasse che divideva in due il campo e vi passava chi doveva andare a morire.

Il campo E, lo zigoiner camp, era un campo strano. C’erano famiglie al completo, avevano conservato i loro abiti (noi avevamo solo i pigiami a righe dei prigionieri) e avevano conservato anche i capelli, mentre noi eravamo tutti completamente rasati. Mi sembrava gente felice e avevano tanti bambini, a separarci solo un filo spinato. Molti bambini erano nati lì in quel posto. Sembravano felici. Avevano conservato i loro strumenti e li sentivamo suonare. Ma la notte del 2 agosto, io non ho visto nulla perché ero chiuso nella baracca per il coprifuoco, abbiamo sentito l’arrivo in quel campo delle SS. Abbiamo sentito le urla e le botte e le grida. I colpi dei bastoni, che venivano dati a chi non era perfettamente in fila. E poi più niente. “Il giorno dopo quel campo era vuoto. Di quella vita e di quella confusione non c’era più niente. Ci è bastato guardare i fumi dai camini, per capire che erano andati tutti a morire. Non erano arrivati nuovi carichi quel giorno, i fuochi e le scintille dei forni dovevano essere per loro”.

Ludovica Jona

Coordinatrice comunicazione Campagna “Romaidentity – Il mio nome e’ Rom”

Il corso di Stampa Romana: I Rom si svelano ai media 

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Il corso di Stampa Romana: I Rom si svelano ai media 

Sono nomadi? Perchè chiedono l’elemosina? Perchè l’Italia è diventata il “paese dei campi Rom”? A chi fanno comodo? Il corso “Media e Rom: Quale informazione corretta” organizzato da Associazione Stampa Romana ha affrontato le più scottanti domande sulla comunità. E tra gli 80 giornalisti partecipanti si è aperto il dibattito.
 
Raccontarla tutta, la storia dei Rom. A partire dalla primo spostamento forzato dall’India del nord nei primi anni 1000, fino all’attuale “segregazione di fatto” di una parte di loro, in costosissimi “campi nomadi” in diverse città italiane. Il corso “Media e Rom: Quale informazione corretta” organizzato dall’Associazione Stampa Romana, nell’ambito della Campagna “Romaidentity – Il mio nome è Rom”, nella sede dell’università Lumsa di Roma l’11 e 12 giugno, ha approfondito più controverse questioni relative alla minoranza romanì. Interventi appassionati, domande provocatorie e accese discussioni hanno favorito una maggiore conoscenza del tema da parte dei professionisti dell’informazione. 
 
I Rom, come “minoranza storicamente negletta”, sono la “cartina di tornasole di come l’informazione si adagi su luoghi comuni e stereotipi, nemici di una buona informazione” ha spiegato in apertura il segretario dell’Associazione Stampa Romana Paolo Butturini. Butturini ha sottolineato come quella per una informazione corretta possa anche diventare “una battaglia vinta”, come accaduto con la Carta di Roma, documento deontologico sul linguaggio in tema d’immigrazione che ha fatto si che “la parola”clandestini” – già usata quasi sempre in riferimento a migranti e rifugiati – sia stata quasi del tutto bandita”.
Autori degli interventi che hanno appassionato la platea di circa 80 giornalisti sono stati: il musicista e docente universitario di lingua e letteratura Rom all’Università di ChietiSantino Spinelli, l’operatore sociale esperto di Rom Antonio Ardolino, la docente dell’Università Lumsa e ricercatrice per l’Osservatorio sui media della Carta diRoma Donatella Pacelli, e l’antropologa sociale, esperta internazionale di Rom Monica Rossi.
 
Leggi le sintesi degli interventi dei relatori:

Santino Spinelli ai giornalisti: I Rom non sono nomadi
Antonio Ardolino: La disinformazione alla base del “business dei campi”
Donatella Pacelli: “Ondate e invasioni”, Rom sui media come migranti
Monica Rossi: Progetti solo per Rom creano ghetto e guerra tra poveri

Santino Spinelli ai giornalisti: I Rom non sono nomadi

alexian - santino spinelli“I Rom non sono sono nomadi per tradizione ma tutti i loro spostamenti sono stati forzati”: Il musicista e docente universitario Rom Santino Spinelli, intervenuto al corso “Media e Rom: Quale informazione corretta” organizzato da Associazione Stampa Romana l’11 e 12 giugno all’Università Lumsa di Roma, ha fatto un’excursus della storia delle popolazioni Romani’, “una nazione senza territorio che si suddivide in cinque gruppi principali: Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals”. Spinelli ha sottolineato come tutti gli spostamenti dei Rom, sono stati non cercati ma obbligati da guerre e persecuzioni, a partire dal primo dall’India del nord nell’anno 1000, dovuto all’invasione e alla deportazione da parte di un’imperatore persiano, fino all’olocausto nazista che 500mila Rom condivisero con gli ebrei senza avere un loro processo di Norimberga.
 
Il docente Rom ha parlato anche di episodi storici meno noti, come la schiavitù nei principati rumeni nel 1400 e il decreto della serenissima repubblica di Venezia nel 1483 che “permetteva a chiunque di uccidere un Rom e di appropriarsi dei suoi beni”. Spinelli ha detto che la mano tesa per chiedere l’elemosina, piuttosto che la risposta con la violenza, e’ da allora un gesto di resistenza che viene usato ancora oggi. Per il docente Rom, e importante conoscere la storia per evitare di “cadere nell’inghippo del
presunto nomadismo dei Rom che giustifica la loro segregazione nei campi”. “Gli Orfei e i Togni si spostano perché circensi, ma vivono in roulotte ma dignitose” ha detto. “Tutti i Rom italiani, quelli venuti qui nel 1400 e che hanno potuto integrarsi vivono in casa”. “Sono i Rom Rumeni e quelli del’ est Europa quelli che vivono nei campi e la lista di bambini che vi muore e’ un bollettino di guerra”. 

Monica Rossi: Progetti solo per Rom creano ghetto e guerra tra poveri

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“Manca un sistema di monitoraggio dell’efficacia degli interventi realizzati con i fondi europei per l’inclusione dei Rom”, ha evidenziato l’antropologa sociale, esperta internazionale di Rom, Monica Rossi, intervenuta al corso “Media e Rom: Quale informazione corretta”organizzato dall’Associazione Stampa Romana l’11 e 12 giugno all’Università Lumsa di Roma.  Nel 2010 tutti gli Stati membri hanno firmato una strategia per l’inclusione dei Rom e nel 2012 anche l’Italia ha prodotto la sua strategia nazionale da implementare con i fondi strutturali. “Nel periodo di programmazione precedente – ha evidenziato Rossi – non c’è stato mai un sistema monitoraggio basato sull’impatto”. “Ci si è sempre concentrati sulla formazione, usando come unico indicatore di successo il numero di partecipanti ai corsi, non le opportunità di reddito che sono seguite”.

“Gli interventi esclusivi sulla comunità Rom sono negativi perché non la responsabilizzano e lei resta chiusa”, ha detto l’antropologa sottolineando come il sistema economico delle famiglie Rom povere, sia un fattore che provoca l’esclusione dal resto della società: “Gli uomini si concentrano sulla raccolta del ferro, non incontrando mai, nello svolgimento di questa attività, gli italiani”. “Solo le donne Rom si mischiano un po’ chiedendo l’elemosina”. Si tratta “dell’”iper-ghetto”, dove la segregazione è imposta e auto imposta”.

“Differenziare gli interventi di inclusione sociale”, creando progetti e spazi solo per Rom, per Rossi non tiene conto che “sono diversissime le condizioni dei Rom, alcuni ricchi e altri poverissimi”. Inoltre, in un momento di crisi anche per gli italiani, “crea una guerra tra poveri”.

Donatella Pacelli: “Ondate e invasioni”: Rom come migranti nei media

 

La docente della Lumsa e ricercatrice per l’Osservatorio sui media della Carta di Roma Donatella Pacelli, intervenuta al corso “Media e Rom: Quale informazione corretta” organizzato dall’Associazione Stampa Romana l’11 e 12 giugno all’Università Lumsa di Roma ha illustrato il primo report della Carta di Roma sull’immagine restituita dai media sul fenomeno migratorio. Il report del 2010, intitolato “Gigantografia in nero”, ha rilevato “un minore ricorso del termine clandestino” rispetto agli anni precedenti ma un “clima di allarme sociale che rimane costante”. Tra le peculiarità degli articoli dedicati al tema dei migranti, “poca attenzione a interventi, politiche e contesto”. Pacelli ha sottolineato l’importanza di tenere conto di tali caratteristiche poiché “la percezione dei fenomeni deve moltissimo alla rappresentazione mediatica”

“Ancora si parla di invasioni e ondate, per il bisogno di un titolo scenografico”, ha evidenziato Pacelli. “La spettacolarizzazione paga e l’immagine forte dello sbarco è notiziabile perché evoca un dramma universale”. Per la docente anche gli articoli sulla minoranza nella minoranza, i minori, non riflettono la realtà: “Si oscilla tra l’uso del termine gangs e la loro descrizione come vittime”. Una ricerca che ha analizzato i principali quotidiani italiani, tra febbraio e aprile 2011 ha rilevato, tra l’altro, come il 42% degli articoli sul tema dell’immigrazione siano stati dedicati alla reazione del mondo politico, facendo spesso “scomparire” i fatti.